I profughi ci portano il virus?

Nel passato le guerre sono state causa di epidemie e le grandi epidemie hanno perfino influenzato il corso di conflitti. Napoleone, che queste cose le sapeva, fece vaccinare le sue truppe contro il vaiolo. La diffusione dell'influenza nel 1918 fra gli eserciti impegnati nel conflitto in Europa fu tenuta nascosta proprio per evitare che si spargesse il panico. Non a caso l'influenza fu etichettata come "spagnola" perché la Spagna, paese neutrale nel conflitto, fu la prima a segnalare i casi. Insomma il legame fra guerre ed epidemie è certamente forte.

In questi giorni drammatici spesso ci si chiede quale impatto possa avere la violenta invasione dell'Ucraina sul decorso della pandemia. A questo legittimo quesito, purtroppo, si lega automaticamente la preoccupazione che il flusso di rifugiati in fuga dal proprio Paese possa aumentare la diffusione del virus nel nostro.

Già in passato siamo stati chiamati a smentire la sciocchezza che il virus potesse arrivare in Italia con i barconi carichi di migranti. Per questo credo sia importante ribadire alcuni concetti fondamentali.

1. Un virus viene "portato dall'esterno" dei confini nazionali se all'interno dei confini non circola. Non ha senso avere paura dell'importazione di un virus che è ormai stabilizzato in maniera endemica su un territorio. In questo momento, in base alle cifre ufficiali che sappiamo essere ampiamente sottostimate, ci sono in Italia più di 1.000.000 di positivi. Un italiano su 60...

2. I rifugiati, prima di arrivare, compiono un lungo viaggio. Chi deve ammalarsi, si ammala durante il viaggio e viene dunque identificato ed isolato; i portatori asintomatici, poi, spesso vengono intercettati all'ingresso con i tamponi.

3. Ma anche ammesso che siano tutti portatori del virus all'arrivo in Italia, la numerosità di una popolazione di rifugiati è comunque ininfluente per modificare le dinamiche di circolazione del virus in un Paese di 60 milioni di abitanti.

4. Per modificare le dinamiche di diffusione ed aumentare la circolazione dl virus, infatti, non solo serve un alto numero di portatori, ma è anche necessario che questi abbiano frequenti contatti sociali. Le popolazioni di rifugiati si mescolano poco con la popolazione residente, soprattutto nel periodo immediatamente successivo all'arrivo.

5. La circolazione virale è influenzata principalmente dallo stato di immunità di una popolazione. E' la quota di suscettibili nella nostra popolazione che deve preoccuparci, non le singole sporadiche importazioni virali.

Pertanto, così come era una stupidaggine (oltre che qualcosa di eticamente riprovevole) preoccuparsi che i poveracci che sbarcavano sulle coste italiane potessero portare il coronavirus, dobbiamo fare analoghi ragionamenti per i rifugiati che arrivano dall'Ucraina.

E' vero invece che queste persone hanno una bassa probabilità di essere vaccinati perché la copertura nel loro Paese è molto bassa, per cui - nel loro unico interesse -  è importante sottoporre questa popolazione alla vaccinazione appena mette piede in Europa. Purtroppo non solo contro COVID19, visto che storicamente l'Ucraina è un Paese dove il sentimento antivaccinale ha radici profonde e diffuse. Molti bambini, pertanto, potrebbero essere scoperti contro malattie importanti come morbillo o meningite e quindi avere da noi una opportunità di protezione che nel loro Paese hanno mancato.

Niente paura, dunque, di importazioni virali. Offriamo a queste persone, altre al nostro calore umano, anche la protezione dei nostri vaccini.